la Biennale di Venezia
56. Esposizione Internazionale d’Arte
curata da Okwui Enwezor
All the World’s Futures
Venezia (Arsenale e Giardini), 9 maggio – 22 novembre 2015
(vernice 6, 7 e 8 maggio 2015)
Venezia, 22 ottobre 2014 – Il Presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta, accompagnato dal Curatore della 56. Esposizione Internazionale d’Arte Okwui Enwezor, ha incontrato oggi a Ca’ Giustinian i rappresentanti di 53 Paesi partecipanti alla 56. Esposizione, che si svolgerà dal 9 maggio al 22 novembre 2015 ai Giardini e all’Arsenale (vernice 6, 7 e 8 maggio) nonché in vari luoghi di Venezia.
Il tema scelto da Okwui Enwezor per la 56. Esposizione Internazionale d’Arte è:
All the World’s Futures
Okwui Enwezor ha così esposto il suo progetto:
« Le fratture che oggi ci circondano e che abbondano in ogni angolo del panorama mondiale, rievocano le macerie evanescenti di precedenti catastrofi accumulatesi ai piedi dell’angelo della storia nell’Angelus Novus. Come fare per afferrare appieno l’inquietudine del nostro tempo, renderla comprensibile, esaminarla e articolarla? I cambiamenti radicali verificatisi nel corso degli ultimi due secoli hanno prodotto nuovi e affascinanti spunti per artisti, scrittori, cineasti, performer, compositori e musicisti. Ed è riconoscendo tale condizione che la 56. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia propone All the World’s Futures, un progetto dedicato a una nuova valutazione della relazione tra l'arte e gli artisti nell’attuale stato delle cose ».
La Mostra: il parlamento delle forme
« Al posto di un unico tema onnicomprensivo, All the World’s Futures è permeato da uno strato di Filtri sovrapposti, intesi come una costellazione di parametri che circoscrivono le molteplici idee che verranno trattate per immaginare e realizzare una diversità di pratiche. La 56. Esposizione utilizzerà come Filtro la traiettoria storica che la Biennale stessa ha percorso durante i suoi 120 anni di vita, un Filtro attraverso il quale riflettere sull’attuale “stato delle cose” e sull’ “apparenza delle cose” ».
« In che modo artisti, filosofi, scrittori, compositori, coreografi, cantanti e musicisti, attraverso immagini, oggetti, parole, movimenti, azioni, testi e suoni, possono raccogliere dei pubblici nell’atto di ascoltare, reagire, farsi coinvolgere e parlare allo scopo di dare un senso agli sconvolgimenti di quest’epoca? Quali materiali simbolici o estetici, quali atti politici o sociali verranno prodotti in questo spazio dialettico di riferimenti per dare forma a un’esposizione che rifiuta di essere confinata nei limiti dei convenzionali modelli espositivi? In All the World’s Futures, lo stesso curatore insieme agli artisti, agli attivisti, al pubblico e ai partecipanti di ogni genere saranno i protagonisti centrali nell’aperta orchestrazione di questo progetto ».
« Al centro della Mostra c’è la nozione di esposizione come palcoscenico nella quale verranno esplorati progetti storici e antistorici. All’interno di questa struttura gli aspetti della 56. Esposizione privilegeranno nuove proposte e lavori specificatamente concepiti dagli artisti, cineasti, coreografi, performer, compositori e scrittori invitati per lavorare individualmente o in collaborazione ».
Tre i Filtri che strutturano All the World’s Futures:
Vitalità: sulla durata epica; Il giardino del disordine; Il Capitale: una lettura dal vivo.
Vitalità: sulla durata epica
« All the World’s Futures è una manifestazione, sia temporale sia spaziale che è incessantemente incompleta, strutturata da una logica dello svolgimento, un programma di eventi che può essere esperito nel punto d’incontro tra “vitalità” ed “esibizione ”. Sarà una drammatizzazione dello spazio espositivo come un evento dal vivo in continuo svolgimento. Così facendo All the World’s Futures proporrà delle opere che esistono già, ma chiederà anche dei contributi che saranno realizzati appositamente ed esclusivamente per questa Mostra ».
Il giardino del disordine
« Questo Filtro, collocato nei Giardini e nel Padiglione Centrale nonché nelle Corderie, nel Giardino delle Vergini dell’Arsenale e in altri spazi selezionati a Venezia, utilizza lo spazio storico dei Giardini della Biennale come una metafora attraverso la quale esplorare l’attuale “stato delle cose”. La Biennale Arte 2015 ritorna sull’antico territorio di questo ideale per esplorare i cambiamenti nell’ambiente globale, per leggere i Giardini, con il suo malridotto insieme di padiglioni, come il sito ultimo di un mondo disordinato, di conflitti nazionali e di deformazioni territoriali e geopolitiche. Gli artisti sono stati invitati ad elaborare delle proposte che avranno come punto di partenza il concetto di giardino, realizzando nuove sculture, film, performance e installazioni per All the World’s Futures ».
Il Capitale: una lettura dal vivo
« Oltre al caos e al disordine propri dell’attuale “stato delle cose”, esiste una preoccupazione dilagante che è al centro della nostra epoca e modernità. Fin dalla pubblicazione dell’imponente opera di Marx Il Capitale: Critica dell’economia politica nel 1867, la struttura e la natura del capitale ha suscitato l’interesse di filosofi e artisti, ispirando teorici della politica, economisti e strutture ideologiche in tutto il mondo. Una parte centrale di questo programma di letture dal vivo è “Das Kapital”, un imponente progetto bibliografico frutto di una meticolosa ricerca, concepito dal direttore artistico nel Padiglione Centrale ».
« Con questa prospettiva, All the World’s Futures, attraverso le sue costellazioni di Filtri, scaverà a fondo nello “stato delle cose” e metterà in discussione l’”apparenza delle cose” passando da un’enunciazione gutturale della voce alle manifestazioni visive e fisiche, tra opere d’arte e pubblico ». (Si veda il testo integrale di Okwui Enwezor qui allegato)
« La prima Mostra Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia riformata ebbe luogo nel 1999, e fu in quell'anno, all'inizio di una nuova fase della propria vita, che dovette reagire a molte osservazioni critiche: una mostra organizzata per padiglioni sembrava una formula obsoleta o comunque invecchiata nell'epoca della conclamata globalizzazione».
Così il Presidente Paolo Baratta ha introdotto la 56. Esposizione Internazionale d’Arte rammentando di aver accettato la critica ma non le conclusioni che taluni proponevano: «non rinnegammo cioè la Biennale per padiglioni – chiarisce il Presidente - ma aggiungemmo a essa in via definitiva una nostra grande Mostra Internazionale autonoma. Predisponemmo nuovi grandi spazi e nominammo un curatore per questo progetto ambizioso. Una grande Mostra Internazionale, e non più sezioni internazionali aggiunte volta a volta alla mostra del curatore del Padiglione Italiano. Un curatore internazionale per la nostra Mostra Internazionale e mai più comitati o commissioni. Il modello funzionò, e in questa nuova vitale formula duale il numero dei paesi che chiesero di partecipare aumentò. Sono trascorsi 15 anni da quella riforma e dall'avvio di questa nuova storia. Ed è grazie a quella scelta strategica che oggi un curatore come Okwui Enwezor (come i suoi più recenti predecessori) può proporci, non una "sezione", ma un progetto di Mostra Internazionale ispirata dall'ambizione di offrire al mondo una cassa di risonanza del mondo».
« In quell'occasione – spiega Baratta - ai Giardini fu affiancato l'Arsenale e oggi, dopo 15 anni, il numero di paesi partecipanti nelle due sedi si eguaglia: 28 partecipazioni nazionali ai Giardini e altrettante all’Arsenale, in occasione della 14.a Mostra Internazionale di Architettura. Questa più precisa responsabilità assunta dalla Biennale ha fatto evolvere il dialogo con i padiglioni e i paesi partecipanti. Il pluralismo di voci che ne risulta è un unicum della Biennale di Venezia».
« La Biennale – precisa Baratta - è una Mostra d'Arte, non una mostra mercato. Non basta un neutrale aggiornamento dell'elenco degli artisti più o meno giovani e noti. L'arte e la presente realtà ci sfidano a compiti più complessi. Abbiamo, in passato, definito in vari modi la Biennale. Oggi, di fronte ai pericoli di scivolamenti conformistici verso il noto, il consueto e il sicuro, l'abbiamo denominata la "Macchina del desiderio". Mantenere alto il desiderio di arte. A sua volta, desiderare l'arte è riconoscerne la necessità. È, cioè, riconoscere come necessità primaria e primordiale l'impulso dell'uomo a dare forma sensibile alle utopie, alle ossessioni, alle ansie, ai desideri, al mondo ultra sensibile».
« Una Biennale è cosa complessa – dichiara il Presidente. Qualunque sia il punto di partenza del curatore - filosofico, politico, antropologico - la sua selezione dovrà davvero presentarci creazioni necessarie e vitali alla nostra percezione. E l'introduzione di ‘Biennale College’ aumenta il nostro impegno verso le nuove generazioni di artisti. L'edizione in corso di Architettura ha avuto al suo interno presenze aggiunte dei settori Danza Teatro Musica e Cinema, la prossima Biennale d'Arte conterrà al suo interno varie forme dell'arte, ma come parti integrante della Mostra».
« Non è la prima volta – conclude Baratta - che una mostra ha davanti a sé un mondo fatto di insicurezze e turbolenze mentre il "giardino del mondo" ci appare un giardino non ordinato, ma non è neppure la prima volta che a una realtà complessa una mostra reagisca con entusiasmo ed energia vitale come fa questa che ci accingiamo a realizzare».
(Si veda il testo integrale di Paolo Baratta qui allegato)
La 56. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia presenterà, come di consueto, le Partecipazioni nazionali, con proprie mostre nei Padiglioni ai Giardini e all’Arsenale, oltre che nel centro storico di Venezia.
Anche per questa edizione si prevedono selezionati Eventi collaterali proposti da enti e istituzioni internazionali, che allestiranno le loro mostre e le loro iniziative a Venezia in concomitanza con la 56. Esposizione.
Sito web ufficiale della 56. Esposizione: www.labiennale.org
Hashtag ufficiale: #biennalearte2015